Nel video “Di chi era figlio Gesù?”, Mauro Biglino esplora una serie di interrogativi riguardo alla figura di Gesù e il contesto storico e teologico del cristianesimo. Le sue argomentazioni partono da un’analisi approfondita dei testi biblici e di altre fonti antiche, ponendo domande critiche che sfidano la dottrina tradizionale.
Rivelazioni su Gesù secondo Mauro Biglino
Uno dei punti centrali del suo discorso riguarda il ruolo di Dio nella Bibbia. Biglino mette in evidenza che il Dio biblico non è unico, ma parte di un pantheon di divinità simili a quelle adorate in altre culture. Questo fatto, dice, è riscontrabile nella Bibbia stessa.
L’implicazione di questa affermazione è profonda: se il Dio della Bibbia è uno tra molti, cosa significa allora per la figura di Gesù? Secondo la teologia cristiana tradizionale, Gesù è il figlio di Dio, mandato sulla Terra per salvare l’umanità dal peccato originale. Ma se il peccato originale non esiste, come si giustifica la missione di Gesù?
Biglino prosegue dicendo che la Chiesa, in futuro, potrebbe abbandonare l’Antico Testamento, poiché diventa sempre più difficile sostenerlo in base alle evidenze storiche e testuali. Tuttavia, egli sottolinea che il Nuovo Testamento non avrebbe senso senza le premesse dell’Antico.
Senza il peccato originale e senza il Dio padre dell’Antico Testamento, Gesù non avrebbe un ruolo: non ci sarebbe motivo per la sua venuta e il sacrificio. La figura teologica di Gesù, costruita dalla Chiesa, perderebbe così ogni senso.
A questo punto, Biglino introduce una distinzione importante: la differenza tra la figura storica di Yeshua ben Yosef e il Cristo della teologia. Secondo lui, Yeshua ben Yosef potrebbe essere stato un personaggio reale, ma la figura cristica è stata ampiamente mitizzata e costruita attraverso secoli di elaborazione teologica. Questo significa che molte delle caratteristiche attribuite a Gesù, inclusa la sua natura divina, potrebbero essere state aggiunte in seguito, non facendo parte della figura storica.
Biglino introduce poi un’interessante analisi sul pensiero dei primi cristiani. A tal proposito, cita Celso, un filosofo del II secolo d.C., noto per le sue critiche ai cristiani. Nel suo libro “Discorso vero”, Celso sostiene che i cristiani dell’epoca credevano che ci fossero stati molti altri individui simili a Gesù, alcuni persino in gruppi di 60 o 70.
Questa affermazione, secondo Biglino, apre una riflessione sulla pluralità di figure messianiche che potevano esistere nell’immaginario dei primi cristiani. L’idea di un solo “figlio di Dio” viene messa in dubbio se si accetta che, già nei primi secoli, si parlava di più individui con caratteristiche simili.
Prosegue con la citazione di Giustino Martire, un padre della Chiesa, che nel suo scritto indirizzato all’imperatore Antonino Pio difende il cristianesimo dalle accuse di eresia. Giustino argomenta che il Gesù dei cristiani non era diverso dalle divinità pagane adorate dai romani.
Egli cita Ermete, Asclepio, Eracle, Dioniso, tutte figure divine o semidivine che, come Gesù, erano state crocifisse o avevano poteri soprannaturali. Giustino, perciò, sostiene che il cristianesimo non dovrebbe essere perseguitato, poiché il loro Gesù è analogo ai figli di Zeus, riconosciuti dalla cultura romana.
Questa affermazione, ripresa da Biglino, getta una nuova luce sull’origine del cristianesimo, suggerendo che, almeno in quel periodo, la figura di Gesù non fosse così unica come siamo stati abituati a credere.
A questo punto, Biglino entra nel dettaglio dell’Annunciazione e della figura dell’angelo Gabriele. Nella tradizione cristiana, Gabriele è colui che annuncia a Maria che partorirà un figlio, pur essendo vergine. Tuttavia, Biglino analizza il nome Gabriele in ebraico, spiegando che non si tratta di un individuo ma di un titolo o una funzione. “Gavriel” in ebraico significa “potenza di El”.
Secondo Biglino, quindi, Gabriele rappresenta un’entità che esercita il potere per conto di una divinità, un intermediario che compie atti di grande potenza.
Un punto cruciale che Biglino evidenzia è l’idea che lo Spirito Santo sia una trasposizione cristiana della figura di Gabriele. Cita gli studi di Jean Daniélou, gesuita e accademico di Francia, che sostengono questa tesi. Quindi, ciò che nel cristianesimo viene descritto come l’intervento dello Spirito Santo sulla vergine Maria, potrebbe in realtà rappresentare la stessa entità di Gabriele, che già nell’Antico Testamento svolgeva ruoli simili.
Biglino scherza anche su come questa potenza divina “sia entrata dal solito posto”, una battuta piuttosto provocatoria che allude alla possibilità che Maria fosse stata ingravidata in modo più “fisico” di quanto la teologia cristiana voglia ammettere.
Poi Biglino continua, citando il racconto biblico dei figli degli Elohim che si uniscono con le donne umane per generare i “ghibborim”, eroi semidivini simili agli eroi della mitologia greca come Eracle o Achille. Questi ghibborim, figli di esseri divini e donne umane, non sono molto diversi da Gesù, suggerisce Biglino. Ancora una volta, il parallelo con le mitologie greche ed ebraiche emerge chiaramente: figure divine che si uniscono a mortali per generare eroi.
Per sottolineare questa idea, Biglino fa un’analisi della parola greca “kekaritomene“, usata dall’angelo Gabriele nell’Annunciazione. La traduzione tradizionale è “piena di grazia”, ma Biglino ci dice che la parola deriva dal verbo “karitoo”, che significa “rendere graziosa” o “bella”.
Quindi, la frase potrebbe essere interpretata come un saluto del tipo: “ciao, bella ragazza!”, il che conferirebbe un tono completamente diverso all’annunciazione e rafforzerebbe l’idea che Maria sia stata scelta per la sua bellezza fisica, piuttosto che per la sua purezza spirituale.
Alla fine, Biglino conclude il suo discorso sottolineando che le narrazioni teologiche sul cristianesimo sono costruite su miti antichi. Egli cita la Nuova Enciclopedia Cattolica, che afferma chiaramente che la resurrezione di Gesù non è dimostrabile storicamente, ma è piuttosto una dichiarazione teologica.
Questo riconoscimento, secondo Biglino, è un passo importante verso una maggiore trasparenza nella narrativa religiosa, poiché ammette apertamente che alcune delle affermazioni centrali della fede cristiana non hanno una base storica verificabile.
Biglino chiude con una nota scettica ma aperta alla riflessione: non sta affermando di possedere la verità, ma invita chi lo ascolta a riflettere su questi spunti e a usare il buon senso. Le sue sono ipotesi che, a suo parere, trovano coerenza nei testi, ma non sono necessariamente la verità definitiva. La sua speranza è che, con il tempo, si possa arrivare a una comprensione più chiara e razionale della storia del cristianesimo.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook
© Riproduzione riservata
Riferimenti:
- Gesù semidio: Il libro esplora come Gesù si differenzi da eroi come Ercole e Gilgameš, indagando il suo passaggio da ribelle antiromano a figura divina e fondatrice di una religione universale, attraverso testi e contesti culturali.
- La Bibbia non parla di Dio: Mauro Biglino propone una lettura laica e letterale dell’Antico Testamento, suggerendo che i testi biblici non parlano di Dio, ma di eventi storici “fisici”, rivelando ipotesi rivoluzionarie sull’origine dell’essere umano.
- Il falso testamento. Creazione, miracoli, patto d’allenza: l’altra verità dietro la Bibbia: Il libro di Mauro Biglino esplora la Bibbia con nuove chiavi di lettura, analizzando genetica, traduzioni letterali e somiglianze con mitologie classiche, rivelando interpretazioni inedite e potenzialmente rivoluzionarie.
- Di chi era figlio Gesù? | Mauro Biglino:
https://www.youtube.com/watch?v=060X74pRzqM