Il biblico GAN-EDEN – il cosiddetto paradiso terrestre o “giardino dell’Eden” delle visioni spiritualiste – era un giardino recintato e protetto (questo significa GAN: “garden as enclosure”, B.D.B., Hebrew and English Lexicon) posto in EDEN e in esso gli Elohim coltivavano ogni sorta di vegetali.
Giardino dell’Eden
Il termine GAN corrisponde all’iranico Pairidaeza, cui segue il greco paradeisos (Senofonte), da cui deriva il latino paradisum che sfocia nel nostro “paradiso”.
Il significato è sempre lo stesso e cioè un luogo chiuso da una recinzione, naturale o artificiale, che lo protegge.
Il GAN-EDEN doveva essere una sorta di giardino sperimentale in cui si conduceva la coltivazione di specie commestibili: per motivi di brevità non posso riportare qui le scoperte dei paleobotanici sulla inspiegabile rapidità con cui certe varietà di cereali e di vite si sono presentate alla scena nel territorio compreso tra Azerbaijan e Iraq.
Giardino di Alcinoo
In Odissea, libro VII, si descrive lo strano giardino di Alcinoo, il re dei Feaci che discendeva direttamente da Poseidone, quello che gli aveva dato le navi molto “moderne”, il corrispettivo greco del sumero-accadico ENKI, signore delle acque.
Dopo le nevi cibernetiche vediamo la stranezza di un giardino molto speciale.
Dal versetto 110 in poi si narra che fuori dalla sua dimora aveva un MEGAS ORKATOS, un grande giardino, di 4 iugeri (poco più di 10.000 m quadrati) “chiuso e protetto” da una recinzione (ERKOS) che lo circondava tutto.
Vi si coltivavano alberi di vario genere, come peri, granati, meli, fichi, ulivi…
Ma soprattutto si dice che i loro frutti non mancavano mai: erano presenti e disponibili a rotazione tutto l’anno, KEIMATOS THEREUS, d’inverno e d’estate.
Il testo dice che pera su pera appassisce, mela su mela, e presso il grappolo il grappolo e fico su fico… una vigna è piantata e mentre una parte sta maturando al sole, su un’altra già si vendemmia e si pigia, ma intanto ci sono già grappoli verdi che gettano il fiore mentre altri stanno maturando… e a parte matura ogni sorta di ortaggi.
Il tutto era affiancato da due fonti che fornivano l’acqua per l’irrigazione e per gli uomini.
Tutti questi erano AGLAA DORA, doni belli, mirabili, dei THEOI (il corrispettivo greco di Elohim, Ilanu, ANUNNA…)
Questa meraviglia mi fa pensare ad una serra in cui si procedeva con una coltivazione forzata capace di garantire una produzione continua.
Un giardino in cui si applicavano tecniche avanzate, una sorta di terreno sperimentale in cui si coltivava di tutto, proprio come nel GAN-EDEN.
Mi viene da chiedermi: erano tecniche agrarie che questi ANUNNA–ELOHIM–THEOI portavano con sé nei vari luoghi del pianeta in cui si installavano o facevano installare i loro protetti, ad esempio i sangue-misto loro discendenti come Alcinoo, Ghilgamesh… i ghibborim biblici?
Aprendo la mente ci chiediamo anche: “Gli scritti omerici erano “solo” componimenti poetici?”
Chissa!?
Eraclito di Efeso affermava: “Chi non si aspetta l’inaspettato, non scoprirà la verità”.
Facciamo sempre finta che i popoli dei vari continenti ci abbiano raccontato la storia di “quelli là” gli “Elohim” e magari scopriamo cose interessanti.
Fare finta non costa nulla e potrebbe anche produrre qualcosa in termini di conoscenza della nostra storia; quanto meno fa riflettere su ciò che ci è sempre stato raccontato come verità scientifica, storica, letteraria o religiosa cui credere.
In attesa di “sapere” continuiamo a “studiare”… è comunque affascinante.
Fonte: Mauro Biglino