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Se un artista italiano nel mondo di oggi può scolpire una pietra per assomigliare a queste strutture straordinarie, è lecito chiedersi: perché non avrebbe potuto farlo anche l’antico popolo peruviano? L’idea che una sostanza vegetale possa fondere la pietra sembra inizialmente impossibile, ma la scienza e la ricerca stanno avanzando ipotesi sorprendenti.
Scienziati e archeologi stanno cercando di comprendere come siano state costruite le antiche strutture peruviane, particolarmente insolite, come il complesso di Sacsayhuamán. Queste magnifiche opere sono realizzate con enormi pietre, così grandi che i nostri macchinari moderni non sarebbero in grado di spostarle e posizionarle con la stessa precisione.
La teoria dell’antica fusione della pietra
La chiave del mistero potrebbe risiedere in una pianta particolare, la cui sostanza avrebbe permesso agli antichi peruviani di ammorbidire la pietra, o forse, in un’ipotetica tecnologia avanzata che consentiva di liquefare le pietre stesse.
Secondo gli investigatori Jan Peter de Jong, Christopher Jordan e Jesus Gamarra, i muri di pietra a Cusco mostrano segni di riscaldamento a temperature estremamente elevate, con superfici che appaiono vetrose e straordinariamente lisce. Sulla base di queste osservazioni, i ricercatori ipotizzano che un dispositivo tecnologico avanzato sia stato utilizzato per fondere i blocchi di pietra, i quali venivano poi posizionati e lasciati raffreddare accanto a blocchi già in posizione.
Questa teoria suggerisce che i blocchi di pietra, una volta fusi, si fissassero con una precisione quasi perfetta, creando strutture stabili in cui le pietre sembravano combaciare senza l’uso di malta. La fusione avveniva accanto a blocchi di granito separati, con altre pietre inserite e “fuse” nelle loro posizioni. In questa ipotesi, seghe elettriche e trapani potrebbero aver tagliato e modellato le pietre mentre i muri venivano assemblati.
I ricercatori Jong e Jordan suggeriscono inoltre che diverse antiche civiltà in tutto il mondo potrebbero aver avuto accesso a questa tecnologia di fusione della pietra. Essi aggiungono che alcune delle antiche strade di Cusco presentano segni di vetrificazione, che potrebbe essere il risultato di esposizioni a temperature estremamente elevate, sufficienti a conferire alle pietre la tipica consistenza vetrosa.
L’ipotesi del liquido vegetale
Un’altra ipotesi riguarda l’uso di una pianta i cui succhi potrebbero ammorbidire la pietra, rendendola modellabile in modo da poter essere lavorata per creare murature ben serrate. Il colonnello Percy Fawcett, nel suo libro Exploration Fawcett, raccontò di una leggenda che parlava di un liquido che, se versato su una roccia, la rendeva morbida come argilla.
Fawcett riporta anche una storia raccontata da un suo amico che lavorava in un campo minerario a 14.000 piedi nel Perù centrale, vicino a Cerro de Pasco. L’amico scoprì un vaso in una tomba, probabilmente pre-inca, che aprì pensando fosse contenente chicha, una bevanda alcolica.
Dopo aver rotto il sigillo, il vaso fu accidentalmente rovesciato su una roccia. Fawcett descrive il fenomeno in questo modo: “Circa dieci minuti dopo, guardai la roccia dove il liquido si era versato. Non era più liquido; l’intera zona, insieme alla roccia sottostante, era diventata soffice come cemento bagnato! Era come se la pietra si fosse sciolta come cera sotto l’effetto di un calore intenso.”
Fawcett suggerì che la pianta responsabile potesse essere trovata nel fiume Pirene, nella regione di Chuncho, e la descrisse come una pianta con foglie bruno-rossastre, alta circa un piede. Questa pianta potrebbe avere avuto la capacità di ammorbidire la pietra, permettendo agli antichi peruviani di modellarla e utilizzarla nelle loro imponenti costruzioni.
Altri racconti e osservazioni
Un’altra testimonianza interessante proviene da un biologo che osservava un uccello insolito nell’Amazzonia. L’uccello stava facendo il nido in una roccia, ma per farlo, strofinava la pietra con un ramoscello. Il fluido del ramoscello sembrava sciogliere la roccia, creando un foro in cui l’uccello poteva fare il suo nido. Questo fenomeno suggerisce che un fluido vegetale possa effettivamente ammorbidire la roccia, una scoperta che rende ancora più plausibile l’idea che gli antichi potessero usare un simile processo.
Conclusioni
L’idea che un liquido vegetale possa aver consentito agli antichi peruviani di costruire strutture come Sacsayhuamán sembra difficile da credere per molti, ma la ricerca scientifica continua a esplorare questa possibilità. Sebbene gli archeologi e gli scienziati moderni non siano ancora in grado di spiegare completamente come siano state costruite queste strutture straordinarie, le ipotesi basate su antiche pratiche vegetali o tecnologie perdute sollevano interrogativi importanti.
Senza prove concrete, queste teorie rimangono speculative, ma potrebbero in futuro portare a nuove scoperte, contribuendo a una comprensione più approfondita delle capacità tecnologiche delle antiche civiltà peruviane.
A cura di Ufoalieni.it
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Riferimenti:
- The Amazing And Ancient Inca Roca Polygonal Walls In Cusco – Un articolo di Hidden Inca Tours che esplora le straordinarie e antiche mura poligonali inca di Cusco, evidenziando la loro costruzione e le teorie sulle tecniche avanzate utilizzate dai popoli precolombiani.
- The Inca Mastery Behind Sacsayhuaman: Unraveling the Secrets of Its Construction – Un articolo di Peru Jungle Trips che esplora la maestria degli Inca nella costruzione di Sacsayhuaman, cercando di svelare i segreti dietro la realizzazione di questa straordinaria struttura.
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