Il termine “piatto volante” (più comunemente conosciuto come “disco volante”) è utilizzato per descrivere un tipo di velivolo caratterizzato da una forma simile a quella di un piatto o di un disco, ed è impiegato anche per fare riferimento a oggetti volanti anomali, la cui natura non è stata identificata.
Il termine fu coniato nel 1930, ma, a partire dal 1952, venne sostituito nel linguaggio tecnico dell’aeronautica degli Stati Uniti con l’espressione “oggetto volante non identificato” (in inglese, UFO, acronimo di Unidentified Flying Object). Sebbene il termine originale sia ormai in disuso, la definizione di “oggetto volante non identificato” è rimasta prevalente nel linguaggio popolare, nonostante il concetto di base rimanga invariato.
Disco volante UFO
Nei primi avvistamenti documentati di dischi volanti, gli oggetti venivano generalmente descritti come argentati o metallici, talvolta ricoperti da luci di navigazione o circondati da luci fluorescenti.
Questi velivoli venivano osservati sospesi in aria o in rapido movimento, sia singolarmente che in formazioni compatte con altri simili, dimostrando una straordinaria manovrabilità. È importante notare che tali descrizioni derivano da testimonianze di persone che hanno assistito a questi fenomeni e, pertanto, vanno considerate con cautela.
Le segnalazioni di oggetti non identificati sono aumentate in seguito al celebre avvistamento del 24 giugno 1947, riportato dal pilota Kenneth Arnold negli Stati Uniti. Questo evento contribuì a diffondere l’uso del termine “disco volante”, anche se, come nel caso di altri avvistamenti, l’origine di tali fenomeni resta incerta.
Un oggetto volante che non può essere identificato con certezza, come un velivolo che appare improvvisamente su un radar senza comunicare un identificativo, può essere classificato come “non identificato”, ma non necessariamente come una prova di origine extraterrestre o di tecnologie avanzate.
Come funziona un UFO?
Lo schema tecnico di un oggetto volante suggerisce come la tecnologia di questi velivoli potrebbe essere avanzata in modo esponenziale rispetto alle conoscenze umane. Alcuni teorici, che si basano su studi e speculazioni, propongono che tali velivoli possiedano caratteristiche tecniche mai viste prima, ma è fondamentale sottolineare che queste rimangono ipotesi, senza conferme scientifiche concrete.
Legenda dello schema tecnico:
- Antenna organica multicluster ad espansione virale
- Asse centrale d’interferometria per la captazione gravitazionale
- Pads di governo, karaoke/monitor e navigazione
- Sedile di pseudomateria a memoria termica
- Collettori canaline di ricaptazione plasmatica
- Diffusori baromagnetici del campo di Garron-Bohr
- Stabilizzatore di inversione protonica
- Bosoniometro a impulsi quantici
- Vasca di risonanza al deuterio
- Nuvola madre
- Bargillo di Gauss (tropomateria trasplasmatica)
- Reattore al plasma dipolarizzato (motore di Grafenberg-Spritz)
- Solenoide giroscopico termogravitazionale
- Toroidale di risonanza interno
- Dissipatore di momento inerziale di campo
- Toroidale di risonanza esterno
- Puntatore e diffusori baromagnetici
- Cerniera antimaterica
- Infracampo pulsomagnetico di flusso
- Sensore di reciprocità coassiale
- Toilet
- Abitacolo giroscopico controrotante
Bob Lazar e l’antigravità
Bob Lazar, ex fisico che ha lavorato presso la base segreta S-4 vicino all’Area 51, ha fornito una descrizione dettagliata dell’interno e dell’esterno di un velivolo. Le sue affermazioni riguardano la tecnologia avanzata di propulsione utilizzata, che sostiene di aver studiato durante il suo impiego.
Lazar descrive l’interno come suddiviso in tre livelli, ciascuno con una funzione specifica:
- Il primo livello: Il livello inferiore è costituito da tre amplificatori gravitazionali e meccanismi di messa a fuoco, che possono essere posizionati in modo indipendente. Ciascuno di essi può essere orientato da una configurazione verticale a un angolo (“Omicron”) fino a una posizione orizzontale tramite un giunto strutturato a 180 gradi. Queste configurazioni sono fondamentali per determinare la modalità di viaggio, che dipende dalla gestione della gravità e del campo gravitazionale.
- Il livello centrale: Gli amplificatori gravitazionali sono collegati a tre testate di amplificatori situati al livello centrale, dove si trova una console di comando, tre piccoli posti che sembrano essere progettati per esseri di bassa statura e una colonna centrale (guida d’onda) alimentata dal reattore. L’interno è descritto come privo di spigoli vivi, con ogni angolo curvato, come se l’intera struttura fosse stata fusa insieme, formando un unico pezzo.
- Il pavimento e il livello inferiore: Sul pavimento c’è una piccola botola con una griglia strutturata da celle esagonali che, quando inclinate lateralmente, consentono l’accesso al livello inferiore. La parete interna del disco degrada verso il centro, delimitato dal bordo esterno. La struttura interna del disco è composta da archi che formano la spina dorsale del dispositivo, e quando il disco viene “eccitato”, uno degli archi diventa trasparente, assumendo l’aspetto di una finestra che permette la visibilità verso l’esterno. La trasparenza di questi archi, in alcune condizioni, può assumere una colorazione blu e una forma criptica, simile a uno schermo HUD (Head-Up Display).
Nel centro del livello centrale si trova una colonna cava di circa 4 pollici di diametro, che sale verso la parte superiore del disco. Questa guida d’onda è il punto in cui l’onda gravitazionale viene canalizzata e connessa a un reattore “antimateria” situato sul pavimento, tra i tre amplificatori gravitazionali nel livello inferiore. L’alloggiamento del reattore è retrattile, consentendo un facile accesso al suo interno.
Il reattore e la fonte di energia
Secondo Lazar, il reattore ha le dimensioni di una palla da basket ed è alimentato da un elemento stabile e “super-pesante” di colore arancione, paragonabile all’Element 115 della tavola periodica. Questo elemento sconosciuto produce una potente onda gravitazionale e genera radiazioni causate dall’antimateria. L’Element 115, tuttavia, non esiste sulla Terra e non può essere sintetizzato nei nostri laboratori.
Il sistema di propulsione è descritto come alimentato da una rotazione estremamente potente e da un campo elettromagnetico ad alta tensione oscillante, che crea un campo gravitazionale. Il campo, secondo Lazar, non è propriamente “anti-gravitazionale“, ma piuttosto “fuori fase” rispetto alla gravità tradizionale, permettendo al velivolo di spostarsi attraverso lo spazio senza le limitazioni della gravità terrestre.
Il funzionamento del sistema di propulsione
L’amplificatore gravitazionale concentra queste misteriose onde gravitazionali per alterare lo spazio-tempo, un processo simile all’intenso campo gravitazionale creato da un buco nero. Il reattore bombarda protoni nel nucleo dell’elemento 115, trasformando l’atomo in Element 116.
Questo processo provoca una reazione che irradia piccole quantità di antimateria, che vengono convogliate in un tubo apposito, evitando il contatto diretto con la materia ordinaria. Quando antimateria e materia si scontrano, avviene un annichilimento che trasforma tutta la materia in energia, la quale viene poi convertita in energia elettrica da un generatore termoelettrico altamente efficiente.
Quando il disco volante è vicino a una fonte gravitazionale, come un pianeta o una luna, gli amplificatori gravitazionali sono configurati in una modalità “Omicron” (con un solo amplificatore in uso), permettendo al velivolo di percorrere brevi distanze. Per i viaggi interstellari, che attraversano zone più remote dello spazio-tempo, gli amplificatori sono configurati in modalità “Delta”, utilizzando tutti e tre gli amplificatori e posizionandoli verticalmente per ottenere impulsi gravitazionali rotatori.
Le affermazioni di Bob Lazar
L’ex fisico sostiene di aver lavorato presso l’Area 51 negli anni ’80, contribuendo a un programma di retroingegneria su UFO recuperati, iniziato nel 1979. Secondo lui, nel 1970 ci sarebbe stato uno scambio tecnologico con esseri extraterrestri, che avrebbe portato all’acquisizione di nove dischi volanti da studiare.
La sua testimonianza ha trovato parziale conferma da parte di altre fonti, come la visita di David Adair nel 1971, che avrebbe visto velivoli simili all’interno dell’Area 51. Il testimone ha anche affermato che la struttura del velivolo che ha studiato era priva di giunture, rivetti o saldature, una caratteristica condivisa dal Tenente Colonnello Philip Corso, che nel 1947 parlò di un velivolo recuperato a Roswell.
Contesto critico e conclusione:
Le affermazioni di Bob Lazar, pur essendo intriganti, sono state oggetto di ampie critiche e scetticismo. La comunità scientifica ha dubbi sulla veridicità delle sue teorie, in particolare riguardo all’esistenza dell’Element 115 e alla possibilità di costruire un reattore antimateria.
Non esistono prove concrete a supporto delle sue dichiarazioni, e le autorità militari non hanno mai confermato il suo coinvolgimento in progetti legati a tecnologie extraterrestri. Inoltre, la sua carriera accademica è stata messa in discussione, con alcune voci che suggeriscono che le sue testimonianze possano essere invenzioni o esagerazioni.
In definitiva, sebbene le sue testimonianze siano affascinanti, non sono supportate da evidenze scientifiche o ufficiali. Le descrizioni delle tecnologie avanzate, pur suggestive, vanno trattate con cautela. Come nel caso di altri teorici sugli UFO, queste idee sollevano interrogativi legittimi, ma rimangono nel regno della speculazione, prive di conferme verificabili. In questi casi, il confine tra realtà e ipotesi resta incerto, e ciò che oggi appare possibile potrebbe essere messo in discussione dalla scienza in futuro.
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Riferimenti:
- Bob Lazar – Profilo su Wikipedia del fisico che ha affermato di aver lavorato all’Area 51 studiando tecnologie extraterrestri.
- Ununpentium: Scientists Confirm Existence of Element 115 – Articolo di Sci.News che conferma l’esistenza dell’Element 115, centrale nelle teorie di Lazar.
- QUELLO CHE SI DOVREBBE SAPERE SULL’ELEMENTO 115 – Analisi dell’Element 115 e delle teorie scientifiche correlate.