Elettricità nell'antichità: Fatti e speculazioni scoperti
Ven. Dic 27th, 2024

Gli archeologi spesso si trovano di fronte a oggetti enigmatici che sfuggono alla nostra comprensione delle antiche culture. Un esempio emblematico di ciò è rappresentato dalla scoperta di manufatti misteriosi che suggeriscono l’utilizzo di tecnologie antiche ben più avanzate di quanto comunemente crediamo, come ad esempio l’elettricità.

Un caso affascinante in questo contesto è costituito dalla varietà di reperti che appaiono incomprensibili alla luce della nostra attuale conoscenza storica. Tuttavia, tali oggetti esistono effettivamente, e spesso mettono in discussione la nostra comprensione delle antiche civiltà.

Ad esempio, ci sono indizi che gli antichi Greci potevano creare dispositivi simili a computer, come il celebre “meccanismo di Anticitera“, oppure utilizzare celle galvaniche per scopi sconosciuti. Allo stesso modo, gli Egizi sembravano impiegare lampade a incandescenza, un’idea che ha generato un certo dibattito.

Elettricità nei tempi antichi: le batterie di Baghdad

Le “batterie di Baghdad” rappresentano una delle scoperte più significative a suggerire l’uso dell’elettricità in epoche antiche. Nel 1936, durante degli scavi condotti vicino a Baghdad, l’archeologo austriaco Wilhelm Konig rinvenne vasi di ceramica datati a oltre duemila anni fa.

All’interno di questi vasi, alti circa 15 centimetri, furono individuati cilindri di rame con un diametro di circa 2,6 centimetri, contenenti un’asta di ferro. Tutti questi elementi erano rivestiti da una sostanza sconosciuta che li teneva uniti.

batterie di Baghdad
Ecco un’illustrazione del meccanismo di una batteria di Baghdad. Tutto quello che devi fare è riempirlo con aceto o acido. Credito: Shutterstock

Nel suo libro intitolato “Nel paradiso perduto“, Wilhelm Konig fornì una dettagliata descrizione del ritrovamento, sottolineando come l’asta di ferro sporgesse di circa un pollice sopra il cilindro e fosse ricoperta da un sottile strato di un metallo simile al piombo, di colore giallo chiaro e completamente ossidato.

La parte inferiore dell’asta di ferro non raggiungeva il fondo del cilindro, che era rivestito da uno strato di asfalto spesso circa tre millimetri.

Ma qual era la funzione delle “batterie di Baghdad“? Non dobbiamo dimenticare che, secondo gli storici, il III-II secolo a.C. fu un periodo estremamente prolifico nello sviluppo della tecnologia e della scienza.

Alcuni anni dopo il ritrovamento, Konig avanzò un’ipotesi inattesa: che questi vasi potessero funzionare come celle galvaniche, cioè come batterie. Esperimenti successivi hanno confermato questa teoria.

Gli scienziati hanno creato una replica esatta delle “batterie di Baghdad“, le hanno riempite con una soluzione di aceto al 5%, hanno collegato un voltmetro e hanno verificato la presenza di una tensione di 0,5 volt tra il rame e il ferro.

Elettricità nell’antico Egitto?

Nel contesto dell’antico Egitto, ci sono anche teorie che suggeriscono l’uso dell’elettricità in epoche remote. Alcuni autori, come Peter Krassa e Reinhard Habeck, sostengono l’esistenza dell’illuminazione elettrica nell’antico Egitto.

La loro argomentazione principale si basa su un rilievo situato nel tempio della dea Hathor a Dendera, risalente a circa il 50 a.C., durante il periodo di Cleopatra. Il rilievo raffigura un sacerdote egiziano che tiene un oggetto simile a una lampadina elettrica, con un serpente all’interno che si estende verso l’alto. Questo rilievo è conosciuto come la “Luce di Dendera“.

tempio di hathor Elettricità
I rilievi nel Tempio di Hathor le cui raffigurazioni hanno sollevato tante domande.

Tuttavia, è importante notare che gli egittologi interpretano il rilievo in modo differente. Secondo loro, il rilievo rappresenta simbolismo e non indica l’uso dell’elettricità nelle antiche civiltà. Gli egittologi spiegano che il rilievo di Dendera raffigura la chiatta celeste del dio del sole, Ra, il cui simbolismo rappresenta il ciclo del giorno e della notte secondo le credenze egiziane.

In conclusione, sebbene vi siano indizi a sostegno dell’uso dell’elettricità in epoche antiche, le capacità di tali dispositivi erano estremamente limitate. Anche le cosiddette “batterie di Baghdad” producevano una tensione di appena 0,5 volt, insufficiente per illuminare ambienti in modo significativo.

Se effettivamente venivano utilizzate come fonti di luce, avrebbero richiesto un gran numero di esse per ottenere un risultato apprezzabile. Tuttavia, non dobbiamo sottovalutare le possibilità che le antiche civiltà potessero aver sviluppato tecnologie avanzate che oggi ci sfuggono o che siano andate perdute nel corso dei secoli. La storia dell’umanità è costellata di misteri ancora da svelare.

A cura di Ufoalieni.it

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Di ufoalieni

Da oltre dieci anni mi appassiona scrivere di civiltà antiche, storia, vita aliena e altri temi affascinanti. Sono curioso di natura e cerco sempre di approfondire le mie conoscenze attraverso la lettura, la ricerca e l'esplorazione di nuovi campi di interesse. Con il mio sito, voglio condividere la mia passione e stimolare la vostra curiosità verso il mondo che ci circonda.

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