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Recentemente è emersa una sorprendente informazione riguardo alle proprietà calmanti e rilassanti del fumo prodotto dall’arrostimento della carne magra e del grasso animale. Questo tema è stato approfondito in un accurato studio scientifico che analizza in particolare il ruolo della pirazina, un composto organico aromatico eterociclico.
L’autore di tale studio, dopo aver assistito a una conferenza sull’argomento, ha riscontrato collegamenti tra queste scoperte scientifiche e le antiche pratiche rituali dei theoi omerici, in particolare le modalità di bruciatura del grasso avvolto attorno ai muscoli.
Queste osservazioni si ricollegano in modo impressionante alle indicazioni bibliche, dove Yahweh ordina l’uso di un certo tipo di grasso. Tale correlazione ha portato a riflessioni sul significato e sull’importanza del fumo della carne bruciata nelle pratiche sacrificiali, confermando aspetti della tradizione che molti potrebbero considerare impensabili.
Elohim e theoi amavano annusare il fumo di carne bruciata
Nel libro “Il Dio alieno della Bibbia“, Mauro Biglino documenta come Yahweh desiderasse annusare il fumo del grasso animale completamente bruciato. Le sue affermazioni hanno suscitato reazioni forti da parte di filologi e teologi giudaico-cristiani, che hanno contestato l’interpretazione dei termini utilizzati. Tuttavia, Biglino ha fornito prove dai dizionari di ebraico biblico, sostenendo che la sua traduzione fosse supportata da fonti autorevoli.
Nei capitoli 28 e 29 del libro dei Numeri, si afferma ripetutamente che il “fumo” ha il potere di “placare” gli Elohim, in particolare Yahweh. Queste affermazioni sono presenti nelle traduzioni comuni della Bibbia e possono essere verificate nei versetti: Numeri 28, 2.6.8.13.24; Numeri 29, 6.13.36.
La bevanda inebriante tanto amata dagli elohim…
Un aspetto ulteriormente sorprendente è che ciascuno di questi sacrifici doveva essere accompagnato da una libazione preparata con una bevanda descritta in Numeri 28,7. Qui Yahweh richiede che venga preparata per lui una bevanda “inebriante”.
Il termine “inebriare” si riferisce a rendere ebbri o ubriacare. Le definizioni nei dizionari ebraici descrivono un’ampia gamma di significati legati al bere alcolico, come ad esempio SHEKAR, SHAKUR, SHIKARON: bevanda alcolica, ubriacatura e gli effetti che essa comporta. La radice ebraica SH-K-R ha un significato univoco, ricorrente nell’Antico Testamento. Diverse scritture, come Genesi 9,21; Isaia 29,9; e 1Samuele 1,14, dimostrano come il vino e l’ubriacatura siano temi ricorrenti.
In Genesi 9,20-21 si narra che Noè, subito dopo il diluvio, “cominciò a fare l’agricoltore e piantò una vigna… bevuto il vino si ubriacò…”. Da questi passi si evince chiaramente che il fumo del grasso e la bevanda alcolica erano elementi costanti nei sacrifici preparati per Yahweh.
… e non solo da loro
Anche presso gli Annuna, la civiltà sumera, era comune consumare bevande alcoliche. Un testo antico descrive come Enki organizzi un banchetto dove si consumano pane, caprone e birra, con gli invitati che si mostrano particolarmente festosi.
Nella traduzione greca dei Settanta, la bevanda inebriante è nota come Sicera, probabilmente un tipo di sidro. Nell’antica cultura del mare Egeo, l’idromele – un miele fermentato noto come la “bevanda degli dèi” – veniva utilizzato in contesti religiosi come sostanza psicoattiva.
E anche gli Theoi omerici amavano annusare la carne bruciata
Alcuni passaggi dell’Iliade e dell’Odissea forniscono ulteriori spunti sul tema del fumo della carne bruciata. Nella Iliade, si narra che Crise bruciava cosce di bestiame a Apollo, e ci si interroga se il fumo di agnelli e capre possa placare la divinità. Il grasso sale verso il cielo in un fumo avvolgente e, in varie occasioni, si preparano sacrifici in cui il grasso viene avvolto attorno alle cosce e poi bruciato.
Nell’Odissea, le descrizioni dei sacrifici sono altrettanto dettagliate: nei sacrifici agli Theoi, i visceri vengono consumati mentre le cosce vengono bruciate, rispecchiando pratiche rituali simili.
In entrambi i poemi epici, il fumo e il grasso svolgono un ruolo centrale nei rituali, suggerendo un legame profondo tra le offerte e il modo in cui gli dei percepiscono il sacrificio umano.
Alcuni passaggi dall’Iliade e dall’Odissea
Alcuni passaggi specifici dai poemi epici offrono ulteriori dettagli:
ILIADE
- Libro I
- 35 e segg. – Crise ricorda che bruciava ad Apollo “cosce pingui”.
- 65 e segg. – Ci si chiede se il fumo di agnelli e di capre possa saziare Apollo e calmarlo nella sua ira.
- 315 e segg. – Si offrono ad Apollo ecatombi perfette e il grasso sale verso il cielo in un fumo avvolgente.
- 460 e segg. – Si prepara un sacrificio avvolgendo e ripiegando il grasso sopra le cosce, che poi vengono bruciate (questa parte non viene mangiata).
- Libro II
- 420 e segg. – Si tagliano le cosce, si ricoprono di grasso e vengono bruciate (non mangiate).
- Libro IV
- 45 e segg. – Si ricorda che sugli altari non mancava mai il grasso per gli Theoi.
- 100 e segg. – Si prepara per Apollo una ecatombe di agnelli primogeniti.
- Libro VI
- 115 e segg. – Si promettono agli Theoi ecatombi in cambio di favori.
- Libro VIII
- 240 e segg. – Agamennone ricorda di aver sempre bruciato agli Theoi cosce e grasso.
- Libro XXII
- 170 e segg. – Si ricorda che Ettore ha bruciato numerose cosce di buoi agli Theoi.
- Libro XXIII
- 860 e segg. – Si ricordano le ecatombi di agnelli primogeniti.
- 870 e segg. – Si promettono ecatombi di agnelli primogeniti.
ODISSEA
- Libro III
- 5 e segg. – Si ricorda che nei sacrifici si mangiavano i visceri mentre agli Theoi venivano bruciate le cosce.
- 455 e segg. – Viene sacrificata una giovenca; le cosce vengono tagliate, avvolte di grasso e poi bruciate sulle primizie, senza mangiare queste parti.
- Libro VII
- 200 e segg. – Si dice che gli Theoi si rendono “visibili” quando si offrono loro ecatombi e banchettano in mezzo agli uomini.
- Libro IX
- 550 e segg. – Odisseo ricorda di aver bruciato a Zeus le cosce…
- Libro X
- 5 e segg. – Si dice che la casa del Theos di nome Eolo era piena del fumo dei grassi.
- Libro XII
- 360 e segg. – Si parla di sacrifici in cui le cosce vengono avvolte dal grasso e poi bruciate completamente.
- Libro XIII
- 25 e segg. – Ancora una volta si bruciano le cosce a Zeus e si mangia il resto.
- Libro XVII
- 240 e segg. – Alle Ninfe si bruciano cosce avvolte di grasso di capretti e agnelli.
- Libro XIX
- 395 e segg. – Si bruciano a Ermete cosce gradite di capretti e agnelli.
Le rivelazioni di Mauro Biglino sul fumo della carne bruciata e le sue implicazioni rituali gettano una nuova luce sulle antiche pratiche sacrificiali, invitando a riflettere su un legame sorprendente tra scienza e spiritualità. Attraverso un’analisi dettagliata dei testi biblici e omerici, Biglino ci sfida a riconsiderare le concezioni tradizionali di divinità e sacrificio, suggerendo che le pratiche rituali non siano solo atti di culto, ma esperienze sensoriali ricche di significato. La sua opera non solo stimola un dibattito accademico vivace, ma offre anche spunti di riflessione per chiunque desideri esplorare le profonde connessioni tra l’antico e il contemporaneo.
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Riferimenti:
- Mauro Biglino, studioso di storia delle religioni, ha ricoperto il ruolo di traduttore di ebraico antico per le Edizioni San Paolo. Da circa trent’anni si dedica allo studio dei cosiddetti testi sacri, sostenendo che solo attraverso la conoscenza e l’analisi diretta delle opere redatte dagli antichi possa emergere una comprensione autentica del pensiero religioso sviluppato dall’umanità nel corso della sua storia. È autore di numerosi bestseller, tra cui La Bibbia non è un libro sacro, Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia e Il dio alieno della Bibbia.
- La Bibbia non parla di Dio – Un libro di Mauro Biglino che propone una lettura alternativa dell’Antico Testamento, sostenendo che i testi biblici non parlano di divinità, ma raccontano eventi storici concreti. Attraverso un’analisi laica e letterale, egli suggerisce che il concetto di Dio trascendente non trova riscontro nella lingua ebraica. Il suo metodo invita a considerare la Bibbia come una narrazione “fisica” dell’origine dell’essere umano sulla Terra.
- La Bibbia non l’ha mai detto – di Mauro Biglino e Lorena Forni analizza l’influenza della cultura cattolica sulle leggi italiane, evidenziando come norme etiche siano spesso basate su interpretazioni soggettive dei testi biblici. Gli autori sostengono che uno Stato laico dovrebbe promuovere leggi laiche, senza imporre dogmi confessionali. Attraverso una traduzione rigorosa dei testi, dimostrano che le prescrizioni morali comunemente associate alla Bibbia non vi sono realmente presenti.
- Il dio alieno della Bibbia. Dalla traduzione letterale degli antichi codici ebraici – Questa pubblicazione di Mauro Biglino prosegue il suo lavoro precedente, esplorando la possibilità di contatti con civiltà extraterrestri come origine della nostra evoluzione. Analizza l’Antico Testamento per rivelare interpretazioni trascurate o dimenticate, offrendo nuove prospettive su un tema controverso.
- Intervista a Mauro Biglino: La Bibbia non parla di Dio – Scopri le teorie di Mauro Biglino, noto studioso e traduttore della Bibbia, in questa intervista in cui esplora il significato dei testi sacri e le sue sorprendenti conclusioni sulla figura di Dio.