Alcuni studiosi suggeriscono che un antico manoscritto scoperto di recente dimostri come la Bibbia di Re Giacomo sia stata influenzata da esigenze religiose e storiche. Questo testo nacque per volere di re Giacomo I, che incaricò 47 traduttori di creare una versione “autorizzata” per consolidare il potere della Chiesa d’Inghilterra contro l’influenza puritana.
Ritrovato tra i manoscritti antichi del Collegio di Cambridge, questo documento rappresenta una testimonianza cruciale di uno dei lavori letterari più diffusi in lingua inglese.
Bibbia di Re Giacomo: un tesoro tra gli archivi
Nascosto per secoli negli archivi di Cambridge, questo manoscritto antico è stato riscoperto da Jeffrey Miller. Risale al periodo tra il 1604 e il 1608 e contiene circa 70 pagine scritte a mano da Samuel Ward, uno dei traduttori coinvolti nel progetto.
Ward, parte del gruppo di Cambridge, lavorò su revisioni basate su testi antichi, contribuendo alla versione definitiva del 1611. La scoperta illumina il processo dietro questa traduzione iconica.
La Bibbia di Re Giacomo comprende 39 libri dell’Antico Testamento, 14 apocrifi e 27 del Nuovo Testamento. Le note di Ward, in greco ed ebraico, mostrano come i traduttori abbiano adattato versioni precedenti per rispondere alle esigenze della Chiesa d’Inghilterra. Miller ha paragonato il ritrovamento a “un fulmine a ciel sereno”, sottolineando il valore di queste bozze antiche per comprendere la storia del testo.
Per secoli, il manoscritto è rimasto ignorato, spesso catalogato in modo errato. La sua riscoperta offre nuove prospettive su un’opera fondamentale. “Verificare ogni dettaglio è un lavoro laborioso”, ha detto Miller al New York Times, evidenziando l’importanza di questi reperti.
Alcuni suggeriscono un coinvolgimento di William Shakespeare nella traduzione. Nel Salmo 46, la 46ª parola è “shake” e, dopo altre 46, appare “spear”. Una coincidenza intrigante, anche se priva di prove concrete.
Shakespeare e omissioni nei testi
Un’ipotesi affascinante lega William Shakespeare alla Bibbia di Re Giacomo. Nel 1610, 46º anno di vita del drammaturgo, il progetto di traduzione era in corso. Alcuni notano che nel Salmo 46 la 46ª parola è “shake” e, dopo altre 46, appare “spear”.
Tuttavia, questa interpretazione, dal sapore quasi cabalistico, viene smontata: lo stesso schema si ritrova nella Bibbia di Ginevra e in altre traduzioni inglesi precedenti alla nascita di Shakespeare (Fonte: Wikipedia). Resta un’ipotesi intrigante, ma priva di conferme.
Molti studiosi affermano che i testi originali della Bibbia abbiano subito tagli significativi nella versione definitiva della Bibbia di Re Giacomo. Personaggi ed eventi noti sarebbero stati omessi, sollevando dubbi sulla fedeltà del testo agli avvenimenti storici. Jeffrey Miller, della Montclair State University, descrive il manoscritto di Samuel Ward come una chiave per comprendere uno dei traguardi culturali più rilevanti del XVII secolo.
Un’antica verità o un’opera plasmata?
Le scoperte sul lavoro di Ward sollevano interrogativi: i traduttori hanno alterato i manoscritti antichi per adattarli alle esigenze della Chiesa d’Inghilterra?
La Bibbia di Re Giacomo riflette davvero eventi accaduti migliaia di anni fa, o è un prodotto influenzato dal contesto del tempo? Il manoscritto riscoperto offre indizi preziosi, ma lascia aperte domande sulla natura di questo testo sacro, tra storia e interpretazione.
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A cura di Ufoalieni.it
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Riferimenti:
- King James Version – Traduzione inglese della Bibbia, commissionata nel 1604 e pubblicata nel 1611, descritta su Wikipedia.