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Sante reliquie: il business del clero per costruire cattedrali
Già ai tempi dell’imperatore Costantino era viva la consuetudine di scomporre le membra dei martiri e dei santi per farne reliquie e soddisfare, in tal modo, la devozione di più fedeli in diversi luoghi. L’uomo, infatti, ha sempre sentito il bisogno di appoggiare la sua fede a qualcosa di concreto e di tangibile che faccia quasi da intermediario tra lui e la divinità.
Da cui le credenze nella virtù miracolosa delle sante reliquie. Il principale scopo a cui assolvevano, però, era la raccolta di fondi per la realizzazione da parte del clero di imponenti abbazie e gloriose cattedrali, come successe per quella di Colonia, eretta per ospitare i resti dei supposti tre re Magi.
Sin dall’Alto Medioevo scaltri e avidi commercianti smerciavano i resti di corpi sconosciuti, come reliquie autentiche di martiri e santi. I ladri di reliquie erano ricettatori che fornivano un servizio prezioso e ben retribuito.
Ciò era chiaro nel XIII come evocato da Boccaccio nella novella con protagonista Ser Ciappelletto che, con abilità retorica e astuzia, fece di se stesso un santo e una reliquia remunerativa; e lo stesso si può dire di Fra’ Cipolla, che, in ogni piazza di mercato in cui si recava smerciava a gran voce:
«una santissima e rarissima reliquia che io stesso ho portato dalla terra santa: una delle penne dell’Arcangelo Gabriele […] una delle penne rimasta nella camera della Vergine Maria quando l’Arcangelo venne ad annunziarle la nascita di Cristo. […]. La sciocca moltitudine si accalcò per guardare la reliquia: tutti davano a Frate Cipolla offerte più generose del solito e lo pregavano di fare su di loro un segno di croce con i carboni».
Il culto delle reliquie nel mondo antico
Per i credenti, i resti sacri significano una tangibile verità e per questo sono state venerate sin da subito con slanci devozionali sinceri. Una prima menzione del culto delle reliquie sembra risalire all’antico Egitto dove, in un tempo lontano, le 14 parti del corpo smembrato del dio Osiride diedero vita ad altrettanti santuari, quali Busiris, Menfi, Philae, Abido.
In Grecia si veneravano i resti dei grandi eroi come La testa di Orfeo, le ossa di Ettore che sarebbero state portate a Tebe dalla Troade su ordine di Apollo, le ossa di Europa, a Delfi si trovavano la tomba di Dioniso e la pietra che Crono avrebbe inghiottito al posto del figlioletto, Zeus.
Come per i santi e i martiri cristiani, i resti degli eroi e degli dèi greci vengono recuperati per risolvere una difficoltà concreta di una polis, per esempio una carestia, una pestilenza o un attacco nemico, e vengono considerati fonti di vaticini e benedizioni. E diventano oggetto di culto.
Migliaia di reliquie: il sovrannumero di reperti e la bizzarria di alcuni
Ciò che fa sorgere più di un dubbio sull’autenticità dei reperti sono la mancanza di indagini scientifiche, il sovrannumero di reperti stessi e la bizzarria di alcuni. Ad esempio centinaia di spine della originale corona di Cristo sono disseminati nelle chiese d’Europa. E a Spoleto è possibile inginocchiarsi ai piedi del “pannolino di Gesù”; il prepuzio del Cristo si trovava esposto a Calcata (VT) fino al 1970, sino a che non fu rubato.
Tuttavia sembra che ne esistano almeno altri tredici esemplari conservati in diverse cattedrali europee. Il Sacro Latte di Maria invece è nella Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi, vicino ad Arezzo. I capelli della Vergine si possono ammirare a Messina e a Petralia Sottana, nei pressi di Palermo. A Galatina, nella chiesa di Santa Caterina, è conservata la Mammella di Sant’Agata.
Invece l’abito di Maria indossato nella notte in cui è nato Gesù, le fasce del bambino Gesù con cui Maria l’ha avvolto, il panno in cui si nascondeva la testa di San Giovanni Battista, dopo la decapitazione e il perizoma di Gesù, che si dice abbia portato sulla croce sono esposte nella Cattedrale di Aquisgrana in Francia.
Se volete piangere innanzi a Giovanni Battista, prima dovrete decidere a quale parte del suo corpo indirizzare il vostro cordoglio:
• la testa Roma, nella chiesa di San Silvestro in Capite;
• la mandibola, conservata nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo;
• il braccio destro nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena;
• le mani si trovano: una nella parrocchia di San Giovanni Battista a Rapagnano, nelle Marche, l’altra è nel monastero di Cetinje, in Montenegro;
• un dito è nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze;
• un dente è nel Duomo di Monza;
• il piatto in calcedonio sul quale sarebbe stata portata a Erode la testa del Battista è visibile presso il Tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova.
Mark Twain ironizzò sulla faccenda dei resti della croce asserendo che i frammenti in giro per le chiese d’Europa sarebbero bastati per costruire una nave da guerra.
Uno dei più celebri collezionisti fu Federico di Sassonia. Si narra che avesse accumulato 19.013 resti sacri di vario genere dalle briciole dell’ultima cena alla paglia della mangiatoia.
Quando il pellegrino è stanco, la reliquia va dal pellegrino
L’elenco potrebbe proseguire a lungo, poiché pare che ogni luogo di culto, a prescindere dalla sua rilevanza, vanti una qualche reliquia che richiama frotte di pellegrini pronti a elargire offerte monetarie con profonda devozione.
Non sempre però sia ha la possibilità di mettersi in viaggio verso i luoghi santi, ecco allora che se “Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto”. Infatti se si desidera avere tutta per sé una reliquia e pregare innanzi ad essa nelle comodità domestiche, è possibile acquistare la propria reliquia.
Presso il cuore della cristianità, Città del Vaticano, si può soddisfare ogni richiesta in ambito di reliquie. Basta chiedere per far saltare fuori, insieme ai ventagli economici, resti antichissimi di famosissimi santi: 190 euro per un minuscolo pezzo della tunica di san Francesco, 500 euro per un reliquiario con frammenti di osso di Santa Caterina, Santa Teresa e santa Chiara ed infine 700 euro per un’urna antica di «santi vari»[8]. Non è esagerato, né fuori luogo parlare di un vero e proprio business delle reliquie.
Le moderne tecnologie accorciano tempi e distanze.
Gli acquisti “beatificanti” si possono fare comodamente da casa, sui siti di e-commerce presso i quali è disponibile un campionario vastissimo di reliquie per tutte le tasche: dai 12 euro per il santino di san Massimiliano Kolbe ai 1200 euro per un pezzo del legno della croce di Cristo.
Un frammento d’osso di san Zeno, vescovo di Verona, parte dai 350 euro, mentre ne occorrono 330 per la reliquia «miracolosa» di san Pantaleone, medico e martire del IV secolo. Un frammento della veste di Giovanni Paolo II, realizzato in occasione della beatificazione del 2011, si aggira attorno ai 70 euro.
Le reliquie più ricercate sono quelle di Padre Pio, per questo i frati di san Giovanni Rotondo vigilano con particolare attenzione sulla circolazione di tali oggetti. «A parte il corpo che è esposto nel nuovo santuario, l’osso ioide che si trova nella chiesa conventuale di Pietrelcina e il cuore, custodito nella stanza blindata a san Giovanni Rotondo, non esistono altre reliquie ex corporis di Padre Pio», spiega Stefano Campanella, direttore di Padre Pio Tv.
Proprio il cuore del santo cappuccino è stato conteso tra i frati di San Giovanni Rotondo e quelli di Pietrelcina che lo volevano nella loro chiesa. La vicenda, al momento, si è conclusa con un nulla di fatto. Le reliquie appartenenti a Giovanni Paolo II, proclamato santo il 27 aprile del 2016 insieme con Giovanni XXIII, sono disponibili scrivendo direttamente alla postulazione (www.karol-wojtyla.org) e si riceverà un santino con un pezzetto di stoffa appartenuto al Papa polacco.
Quando per far cassa c’era la vendita delle indulgenze…
Accanto al commercio delle reliquie, un altro valido sistema escogitato dalla Chiesa di Roma per batter cassa fu la vendita delle indulgenze. Il fenomeno, che scandalizzò Lutero, era così articolato e remunerativo che papa Leone X, della famiglia De’ Medici, lo ordinò, approvando e divulgando nel 1517 la Taxa Camarae, un preciso elenco con tariffario, tramite cui era indicata la somma da versare per vedersi perdonati peccati di varia natura, soprattutto lussuria e omicidio. Eccone qualche esempio:
• Un ecclesiastico che incorresse in peccato carnale, sia con suore, sia con cugine, nipoti o figliocce, sia, infine, con un’altra qualsiasi donna, sarà assolto, mediante il pagamento di 67 libbre, 12 soldi.
• Il monastero che volesse variare la regola e vivere con minore astinenza di quella prescritta, pagherà 146 libbre, 5 soldi.
• Un’assoluzione dell’assassinio semplice commesso sulla persona di un laico si stabilisce in 15 libbre, 4 soldi, 3 denari. Se l’assassino avesse dato la morte a due o più uomini in uno stesso giorno, pagherà come se ne avesse assassinato uno solo.
• Per l’assassinio di un fratello, una sorella, una madre o un padre, si pagherà 17 libbre, 5 soldi.
Ogni peccato trova la sua assoluzione… venale, così come esiste una reliquia per ogni tasca.
di Stefania Tosi, autrice di Yahweh dio della guerra e Il falso dio. Laureata in Storia, è docente di materie umanistiche, ricercatrice indipendente, studiosa di storia antica e di mitologia. Da più di dieci anni si occupa di storia dell’Antico Egitto e dei testi sacri egizi a cui ha successivamente affiancato l’analisi dei testi biblici. Fonte: unoeditori.com
A cura di Ufoalieni.it